L’investimento è una di quelle attività che ha subito, e continuerà a subire, i maggiori mutamenti in questi anni. Se prima era appannaggio di una ristretta cricca di personaggi facoltosi, oggi (quasi) chiunque può avvicinarsi ad una banca, o come vedremo ad un consulente indipendente, e provare, se non a sbarcare il lunario, quantomeno a garantirsi un reddito extra di un certo rilievo.
Moltissimi sono gli strumenti oggi esistenti che possano consentire, anche con un capitale non altissimo, di provare a fare capolino nel mondo della finanza. Naturalmente, ciò non è da intendere come un “Tana libera tutti”. La realtà degli investimenti è complessa e pericolosa, ed occorre sapersi muovere con cautela. Qui entra in gioco l’importanza della consulenza negli investimenti.
Croce e delizia di ogni risparmiatore, il consulente diventa automaticamente, nel momento in cui si decida di effettuare un investimento di qualsiasi tipo, una sorta di angelo custode. È il consulente che guida nella intricata rete del mercato, alla caccia del porto sicuro cui condurre il proprio cliente. Certo, il mito dell’infallibilità, specie nel mondo liquido del mercato, non esiste. Una scelta sbagliata, frutto di un suggerimento errato, è sempre da mettere in conto, e per questa ragione la prudenza non è mai troppa. D’altro canto, se è vero che l’esperienza e la conoscenza è tutta dal lato del consulente, chi paga, mettendo a rischio i propri soldi, è il cliente. Un aspetto, quest’ultimo, che spesso entrambe le figure tendono a dimenticare.
È fondamentale, infatti, che l’investimento sia tarato sulle esigenze del cliente. C’è chi, ad esempio, può permettersi di investire all’istante una certa somma, e chi, quella stessa somma, preferisce investirla negli anni. Sta alla capacità del consulente capire come adeguare le necessità, oggettive e soggettive, di chi gli sta di fronte, alle possibilità, per altro amplissime, della finanza. Non di rado, i clienti si dicono insoddisfatti del proprio consulente. Può accadere per diverse ragioni: scarsa fiducia, difficoltà di comunicazione, poca affinità di tipo empatico (un elemento che, vedremo, appare come primario). Ricominciare da zero, con un altro consulente, con un’altra modalità di ragionamento e azione, non è facile. Meglio muoversi con senso di prospettiva.
Negli ultimi anni, accanto alle tradizionali società di consulenza (banche principalmente) è sorta la figura del consulente indipendente, che lo scorso anno ha ottenuto il pieno riconoscimento anche dall’Italia, dopo che l’Unione Europea si era mossa in questa direzione. La consulenza indipendente offre una serie di vantaggi, innanzitutto relativi all’abbattimento dei costi di commissione, ma non deve trarre troppo in inganno: l’indipendenza piena, nel mondo degli investimenti, non esiste.
Esiste invece quello che viene definito “Effetto Wow”, sostanzialmente una strategia di marketing adattata alla forma della consulenza. Si tratta della capacità di entrare in una relazione a 360° con il cliente. In altre parole, non solo tecnicismi e parole difficilmente comprensibili, ma anche emozioni, sensazioni, pathos. Sembrerà strano, ma anche i mercati, in qualche modo, hanno un’anima. Come sottolineato, ad ogni modo, il pallino del gioco deve sempre stare dalla parte del cliente.
Le false promesse, le El Dorado, raramente si concretizzano. Il realismo è sempre la scelta migliore. Per queste ragioni, all’All-In, meglio preferire un investimento diversificato, magari meno redditizio ma sicuramente più sicuro; per non parlare degli ETF, una variante dei fondi comuni oggi molto in voga, grazie alla gestione passiva che garantisce un discreto ritorno senza farsi attrarre dalle sirene di chi mira a battere i mercati. Chi rischia, lo ribadiamo, è il cliente. Una verità che non va mai dimenticata.